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Under my umbrella

Cosa ci lascia Juventus-Atletico Madrid

Scritto da Fabio Villani  | 

 

Nella fredda serata di Torino brilla la stella di Rihanna sugli spalti e quella di Dybala sul campo, in una partita importante: quella che ci da la qualificazione al primo posto nel girone di Champions con un turno d'anticipo.

Da quanto tempo non facevamo un girone del genere ottenendo con una tranquillità estrema il primato? 

Quella di stasera è stata una Juventus sicura dei propri mezzi tecnici, soprattutto nel primo tempo in cui ha tenuto il predominio nella metacampo della squadra di Simeone.

Notevoli le combinazioni tra il nostro centrocampo e Dybala, notevole tutta la squadra in fase di possesso palla con un Danilo timido in fase di spinta ma efficace nel palleggio e un De Sciglio che non ha sporcato il compitino.

Credo che questa sia la Juventus che ha in mente Sarri: una squadra che non deve dipendere solo dalle giocate individuali e gestire solo certi momenti della partita ma che sia in grado di sfruttare l'intero collettivo (pieno di giocatori di alto livello) al servizio di uno spartito comune funzionale alle caratteristiche dei propri giocatori ed efficace in tutto l'arco di un match.

Per ottenere tutto questo c'è stato il bisogno di un recupero individale, atletico ma anche mentale, su molti calciatori.

Lavoro che sta porando i suoi frutti su molti di essi: Dybala, Pjanic, Alex Sandro, Bonucci, Danilo (praticamente assente dai campi di gioco dal 28 Gennaio dopo la sua disastrosa Newcastle-Manchester City), Higuain, Douglas Costa (fin quando è stato disponibile).

Parliamo di giocatori fortissimi ma non di fuoriclasse assoluti, giocatori che non possono essere trattati con il bastone, ma a cui il complimento, l'apprezzamento per le loro doti e non la panchina punitiva fa sicuramente un effetto benefico. Per loro stessi e di conseguenza per tutto il collettivo.

Perchè, inutile prendersi in giro, la sicurezza con la quale Dybala ha calciato la punizione che ha stupito Oblak sul finire di primo tempo, la sfrontatezza con la quale ha regalato degli stop fantasmagorici e delle giocate di primissima fattura non te la dà solo e soltanto l'abilità individuale. Te la dà anche la fiducia dei tuoi compagni, del tuo allenatore, di tutto l'ambiente che ti circonda.

La prima fase del lavoro di Sarri, quella del recupero di molti dei suoi atleti, è abbondantemente superata. A pieni voti.

Ora arriva la seconda, quella della continuità: non solo delle prestazioni ma anche del livello di gioco. Un lavoro che deve consentire a questa squadra di aumentare il numero di minuti in cui tiene alta la propria presenza nell'area di rigore avversaria tramite una pressione costante sui portatori di palla delle squadre che incontra, inculcare una mentalità che possa non farti abbassare di 20 metri in maniera sistematica una volta che il vantaggio lo hai ottenuto.

In sostanza...la parte di lavoro più complicata per Maurizio Sarri.

Che però la stima da parte di chi vi scrive e di chi allena l'ha già ottenuta da un pezzo.

Sotto il suo ombrello oggi si sta molto più comodi, in attesa dell'invernata. 


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