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Uno scudetto bellissimo contro la malafede e il pregiudizio

Nove scudetti di fila, un traguardo incredibile

Scritto da Fabio Villani  | 

 

Tra i 9 campionati vinti in questo incredibile, unico, inarrivabile ciclo vincente questo del 2019-2020 entra di diritto nella mia personalissima Top 3.

Nonostante sia stato vinto a pancia piena, nonostante sia arrivato in un calcio senza spettatori sugli spalti durante un periodo in cui la nostra unica preoccupazione dovrebbe riguardare la crema solare e come evitare quanto più possibile la musica reggaeton.

Entra nella Top 3 perchè è stato complicato, tra le squadre scudettate del nostro decennio questa non è stata la Juventus migliore. Probabilmente è tra le peggiori: mal costruita, frutto di una programmazione frettolosa tra l'Aprile e il Maggio del 2019, figlia di compromessi da fare sul mercato tra esuberi non piazzati e operazioni fatte quasi con costrizione.

Non ho mai creduto fino in fondo di poterlo perdere, ma fronteggiare l'Inter di Conte dai 200 milioni spesi sul mercato e operazioni su operazioni fatte per accontentare l'allenatore salentino tra l'estate e Gennaio, una Lazio super fino al lockdown e una grandissima Atalanta vincerlo è comunque una grande soddisfazione. Tenendo conto che, a mio giudizio, il livello della Serie A è mediamente cresciuto, anche considerando belle realtà come Sassuolo, Parma e due squadre che hanno trovato compattezza come il Milan di Pioli e il Napoli di Gattuso.

Non posso non mettere questo scudetto nella Top 3 per un fattore anche emozionale: a Marzo pensavo, come tanti, come quasi tutti, che non avremmo rivisto il calcio per chissà quanto tempo. Che non ci sarebbe stato alcun campionato. Che non avremmo potuto conoscere il suo esito finale. 
In quelle orribili giornate di quegli orribili tre mesi ogni singola volta che usciva un rumor di mercato o qualche ipotesi su come sarebbe stata la stagione 20-21 pensavo che fosse una clamorosa ingiustizia, che va contro ogni regola della competizione, della sportività, che quando ci sarebbero state le condizioni per giocare si sarebbe dovuto ricominciare da dove si era rimasti.

E mi sono goduto ogni gol fatto, disperato ad ogni gol subito e ad ogni occasione mancata, saltato dal divano per ogni prodezza. Se c'è qualcosa che ho imparato tra Marzo e Maggio è di non dare nulla per scontato. Nulla.
Perchè vedere in campo ogni 3 giorni le nostre squadre del cuore giocare a pallone non è un diritto che ci è dovuto a tutti i costi.

Passando a questioni leggermente più inerenti al campo, inutile che io vi dica quanto sia contento nel vedere Maurizio Sarri diventare campione d'Italia per la prima volta.

Inutile anche che vi racconti la sua storia personale. L'ho già fatto quando è arrivato (ed ero tra i pochi che sperava che arrivasse), lo faranno in tanti meglio di me in queste ore, in questi giorni.

Dopo Stia, Faellese, Cavriglia, Antella, Valdema, Tegoleto, Sansovino, San Giovannese, Pescara, Arezzo, Avellino, Verona, Perugia, Grosseto, Alessandria, Sorrento, Empoli, Napoli e Chelsea Sarri può guardare tutti dall'alto e gridare fortemente di essere campione d'Italia.

Mi preme dire che sono particolarmente contento perchè questo è uno scudetto, incredibile ma vero, vinto e alzato da un allenatore in faccia (e alla faccia) di una gran parte della nostra tifoseria.
Che lo ha sempre odiato a prescindere ed etichettato come perdente, inadeguato, maleducato, dilettante. 

Anche quando ha dimostrato di poter fare, a tratti, il calcio che voleva, una buona parte di questo ambiente invece di sottolineare i progressi e lodare almeno il tentativo, non vedeva l'ora di assistere ad un passo falso per toglierselo dai piedi una volta per tutte e smascherare il bluff di questo signore che, vorrei ricordare, non è sulla panchina della Juventus perchè ha minacciato con arma da fuoco la nostra dirigenza (o plagiato Paratici e Nedved improvvisamente in una mattina di Giugno), ma perchè è stato scelto dagli stessi Nedved, Paratici e Agnelli come il profilo giusto per allenare la Juventus con un contratto di tre anni.

Per continuare a vincere nella ricostruzione, per ridare lo slancio a certi calciatori che sembravano ormai persi e per valorizzarne altri da recuperare: Dybala è probabilmente il mio MVP del campionato, Bentancur fa parte dell'inedito centrocampo che lunedì sera contro la Lazio abbiamo visto assieme a Rabiot (a cui gli è stata data fiducia mentre in tanti non ci credevano più) e Ramsey. Negli anni scorsi il mantra di quel nostro reparto è stato il terzetto Pjanic-Khedira-Matuidi.  Anche questo è cambiare, ricostruire.

Oltre a tutto questo c'era anche di mezzo Ronaldo, chiamato a fare una stagione con numeri importanti dopo un anno leggermente sottotono. Per lui eh, per gli altri esseri umani i numeri dello scorso anno andavano già benone.

Parlano i numeri: per meriti, ovviamente, suoi ma anche per meriti di una Juventus che è arrivata molto più facilmente al tiro in porta in questa stagione Ronaldo ha superato i numeri della passata stagione ed è diventato uno dei due marcatori, assieme al Gonzalo Higuain di Napoli stagione 2015-2016, a scollinare oltre quota 30 gol sotto la gestione Sarri. Mica male per un allenatore inadeguato, vero?

Altra motivazione per il quale questo scudetto è particolarmente goduto? Le calunnie e la malafede.

Ho ancora ben stampato nella memoria i messaggi che ricevevo nello scorso Luglio da parte di sedicenti insiders che lo volevano come prossimo esonerato (a Luglio 2019, un mese dopo il suo arrivo!) senza aver nemmeno iniziato il suo lavoro.
Ricordo ancora perfettamente le acccuse ridicole, infamanti, patetiche di chi lo tacciava come malato immaginario quando tornò dalle amichevoli in Cina con una polmonite.

Come ricordo i tanti esoneri che si sarebbero dovuti succedere nel corso di una singola stagione: dopo la Supercoppa, dopo Verona, dopo Lione. Nel calcio post-Covid secondo tanti giornalisti Sarri rischiava di non sedersi più sulla panchina della Juventus addirittura a causa di due 0-0 rimediati in Coppa Italia, partite giocate dopo 3 mesi di nulla assoluto con le squadre che non si reggevano più in piedi dopo 20 minuti. Infine dopo le partite contro Milan e Sassuolo e Udinese. Con uno scudetto praticamente già vinto.

Con la Juve, parola di insider, che si sarebbe vergognata di mandarlo in conferenza stampa in balia dei giornalisti e delle sue uscite, colorite ma genuine. Juve che si sarebbe rifutata di fornire al tecnico ex Chelsea le mascherine firmate Juventus in quanto non conforme con lo stile della società.

Tutti scenari talmente ridicoli, surreali che avrebbero ricordato molto più il Palermo di Zamparini e il Genoa di Preziosi, certamente non la Juventus di Andrea Agnelli.
Persona molto più lungimirante di tante teste calde delle redazioni nostrane e di tanti appassionati al seguito della Vecchia Signora.

 
Infine questo scudetto me lo sono goduto più di altri per un'altra motivazione, perchè nella vita, in tutti i ruoli ci sono le categorie. Ci sono dirigenti che vincono, allenatori che vincono e allenatori che non vincono mai. Cazzo se uno non vince mai ci sarà un motivo no? Dio santo dio. Quelli che vincono sono più bravi degli altri, piaccia o non piaccia. Questo è poco ma sicuro. Poi dopo è normale...quelli che perdono cosa vuoi che dicano? Ora vi vorrei fare un esempio ma non ve lo faccio, sennò viene giù tutto.

Il riferimento era chiaro fin dall'inizio Maurizio... e questa è la tua vittoria. Hai fatto venire giù tutto: slogan, cattiverie, calunnie, malafede.

Non avrai l'eleganza signorile di Zidane, la garra di Simeone, la rabbia ai limiti del patologico di Conte, l'umorismo beffardo di Allegri. Sembri più un professore di storia col quale negli ultimi 20 minuti di lezione puoi parlare di tutto.

E probabilmente ti voglio bene anche per questo.


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