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Ad ogni Bonucci corrisponde un Caldara pari e contrario?

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Di Sersim

Parte o resta? Vogliono venderlo o vuole andare? Queste sono le domande che nelle ultime 48 ore tormentano molti tifosi della Juventus. La risposta arriverà nel giro di massimo due giorni, credo. Leonardo, il dirigente, si è sbilanciato in maniera marcata su Bonucci. Marotta nicchia, ma chi gli crede più.

Il terzo principio della dinamica recita: “ad ogni azione corrisponde una reazione pari e contraria”

Bonucci è l’azione, Caldara sarà la reazione?

Lo scopo di questo post però non è ciò che sarà, ma ciò che contraddistingue Mattia Caldara. Gli attributi. Quegli stessi attributi che in molti mettono in discussione. “Se non ha le palle di giocarsi il posto, allora non è da Juventus”. Questo, il tipico luogo comune (per essere gentili) che circola su Twitter.

Torniamo indietro al 12 Gennaio 2017. La Juventus annuncia l’acquisto dell’allora ventiduenne Caldara per 15 milioni di Euro, più eventuali 6 milioni di bonus. Contestualmente, la società comunica che il ragazzo resterà in prestito a Bergamo per un ulteriore anno e mezzo, cioè fino a quando la carta di identità non segnerà ventiquattro anni. È evidente che la Juve punti a fargli fare più esperienza possibile, tra cui un’ottima Europa League l’anno seguente, per averlo pronto per Giugno 2018. Pronto per quello che potrebbe essere il nuovo ciclo della difesa della Juve. Un anno e mezzo fa, probabilmente, nella sua testa aveva dato come certo il ritiro di Barzagli. Il successivo addio di Bonucci potrebbe aver ulteriormente alimentato l’ambizione di puntare, se non al posto di titolare, almeno a un minutaggio importante fin dalla prima stagione.

Poi, come si diceva, ci sono le azioni e le reazioni.

A Giugno la Juventus annuncia il rinnovo di Barzagli. Si parla di lui come di un simbolo per trasmettere i valori della juventinità, ma sappiamo tutti che non rappresenta solo quello. Nelle ultime quattro partite della stagione, quelle decisive per lo scudetto, Allegri si affida a lui, relegando in panchina Benatia.

Ora, Bonucci. Operazione giusta visto che la Juve e Leo hanno bisogno l’una dell’altro, anche se solo quest’ultimo sarà costretto ad ammetterlo.

Due figure che probabilmente Caldara aveva eliminato dalla lista della concorrenza e che sono tornate con tutto il loro peso.

Ci sono anche Chiellini e Benatia: il primo, fresco di fascia di capitano, punta almeno ad altri tre anni da titolare. Con il secondo, reduce da un’ottima annata, Mattia può condividere i malumori per il ritorno di Bonucci. Soprattutto, più di chiunque altro, c’è Rugani. Caldara non può fare a meno di guardarlo ed esserne legittimamente preoccupato. Presentato come il nuovo Scirea, il futuro della Juve e della Nazionale, Daniele in tre anni ha collezionato a malapena 300 minuti in Champions League e zero minuti negli scontri ad eliminazione diretta. Rugani è un esempio che rischia di essere un macigno psicologico. Ritengo legittimo pensare che Caldara si sia domandato (se non lui, almeno il suo procuratore) se esista un futuro reale alla Juventus. Un futuro all’interno del quale crescere e imporsi come giocatore e non come semplice collezionatore di trofei conquistati soprattutto dai compagni.

Se Mattia si sta davvero ponendo questa domanda e sta meditando su un trasferimento, mi chiedo come si possa pensare che non abbia gli attributi. Lasciare quella che potrebbe essere la Juventus più forte di sempre, la Juventus di Cristiano Ronaldo, perché ritiene più importante la propria crescita professionale sarebbe la miglior definizione del termine “attributi”.

Mi auguro che queste domande siano reali e che, con l’intervento della Juve, decida di rimanere. La logica impone di pensare che la Juve sacrifichi un ottimo - ma poco propenso al ruolo di spettatore - Benatia per far posto a un ragazzo che ha convinto tutti negli ultimi due anni. Se così fosse, sarebbe la prima vittoria di Caldara. Una vittoria che trasuderebbe personalità, quella che troppo spesso è mancata a Rugani, costringendolo ad accettare un ruolo marginale nella sua trilogia juventina.


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