L'importanza di chiamarsi Cristiano
I primi 10 minuti di Juventus-Napoli di questo super-sabato di calcio mi hanno ricordato sinistramente quelli dello scorso 22 Aprile: approccio lento, svogliato, quasi impaurito.
Poi è venuta fuori la principale differenza tra questa squadra e quella dello scorso anno: la rabbia, l’aggressività e Cristiano Ronaldo.
No, anche stasera il nostro campione portoghese non è andato a segno. Siamo rimasti ancora al doppio CR7 con il Sassuolo e al gol (decisivo) di Frosinone.
In totale 3 gol in 7 giornate: un rendimento sulla carta normale. Addirittura inferiore alle attese, se vogliamo essere cattivi.
Ma la differenza Ronaldo la fa con la sola presenza in campo: sullo 0-1 chi va a chiamare il primo pressing sui portatori di palla della squadra di Ancelotti? Chi si è caricato la squadra sulle spalle? Chi è a chiedere la verticalità continua ai centrocampisti? Chi parte in profondità anche da un banale scambio a centrocampo tra lui e il Matuidi di turno?
Sempre lui, Cristiano Ronaldo.
Colui che da una dimensione totalmente diversa ad una Juventus che ogni tanto stacca la testa ma che è semplicemente ingiocabile per le altre di A (e a mio giudizio gran parte delle squadre d’Europa, ad oggi).
Perchè Ronaldo costringe tutti a giocare al suo ritmo di calcio, alla sua velocità.
Costringe anche la Juve di Allegri, amante della gestione soprattutto a risultato acquisito, a correre per farne un altro.
Ah per gli esteti lascia andare anche un cioccolatino per Mario Mandzukic che vale il pareggio, tira una sassata sul palo (che finisce di nuovo dalle parti del ritrovato nueve croato per il 2-1) e in più decide anche di salvare una prestazione bruttina di Bonucci dando l’assist per il 3-1 finale.
Non ha segnato? Francamente me ne infischio. Almeno questa sera.
Aspettando le pagelle di Simone Lazzari, vi propongo le mie:
Szczesny 6,5 Cancelo 6 Bonucci 5,5 Chiello 6,5 Sandro 5,5 Pjanic 6,5 Can 6 (Benta 6) Matuidi 6 Mandzukic 7,5 (Cuadrado s.v.) Dybala 6,5 (Bernardeschi 6) Ronaldo 8 Allegri 6,5
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