I perchè di una scelta: cosa non ha funzionato con Sarri, cosa dovrà funzionare con Pirlo
Ancora un nuovo allenatore sulla panchina della Juventus
Sono state ore roventi in casa Juventus. Dopo una stagione lunghissima e travagliata, arriva la partita più attesa dal post-pandemia: Juventus-Lione, valevole per il passaggio del turno ai quarti di Champions League. La Juve vince 2-1 con due gol di Ronaldo, ma questo non basta per farla qualificare.
Alla luce dell’1-0 dell’andata, alla Final Eight di Lisbona va il Lione. Una grande delusione, ma non così inaspettata. Le ultime settimane erano state accompagnate da continue domande sul futuro di Sarri che, inevitabilmente, dopo la partita si fanno sempre più insistenti. Il tecnico ai microfoni di Sky ripete quello che aveva già detto nella conferenza pre partita, tradendo un certo nervosismo: “Non mi aspetto niente, ho un contratto e lo rispetterò. Non penso che dirigenti di altissimo livello vadano a prendere decisioni sulla base di una partita, penso che facciano valutazioni molto più ampie. Io non mi aspetto niente: ho contratto e lo voglio rispettare. Le mie parole ieri erano poco interpretabili... non lo so, domande di questo genere mi sembrano offensive nei confronti dei dirigenti. Fossi in loro interverrei...".
Poi ai microfoni va Andrea Agnelli. Il presidente tira le somme della stagione definendola “agrodolce”, con una campagna europea deludente, elencando vari spunti di riflessione (quali l’avere una delle rose più vecchie d’europa) e confermando in toto la sua dirigenza. In 20 minuti di intervista però, Maurizio Sarri non viene mai nominato.
Difatti, dopo circa 14 ore dal fischio finale, arriva l’annuncio: Maurizio Sarri non è più l’allenatore della Juventus.
Un apparentemente tranquillo sabato pomeriggio dunque diventa uno snodo fondamentale per il futuro della Vecchia Signora, che dopo le prime speculazioni sul successore del tecnico toscano, annuncia in fretta e furia il nuovo allenatore. E, sicuramente, non compie una scelta banale annunciando nientemeno che Andrea Pirlo, lo stesso Andrea Pirlo che una settimana prima era stato annunciato in pompa magna come nuovo allenatore della squadra U23.
Scelta del presidente in persona, che dopo aver avallato “il progetto Sarri”, del quale anche pubblicamente non è mai sembrato convinto (Paratici, primo sostenitore di Sarri, è finito altrettanto sulla graticola), torna a definire la guida tecnica della squadra bianconera, come fatto in precedenza con Antonio Conte e Massimiliano Allegri.
Ma come arriva Pirlo alla guida della Juventus? Come detto, era stato annunciato poco più di una settimana fa come allenatore dell’U23. Si sprecano già i paragoni con allenatori come Zidane e Guardiola, anche loro arrivati alla prima squadra in breve periodo e con poca esperienza. Togliendo la narrativa e la retorica però, Pirlo arriva sulla panchina della Juve con zero esperienza da allenatore (da quanto emerge dai giornali infatti, deve ancora discutere la propria tesi a Coverciano in ottobre), ma sicuramente con una grande conoscenza dell’ambiente, dei giocatori e con “il fascino” che il suo nome rappresenta. Alcuni dei fattori che evidentemente sono mancati con Sarri, che non sembra esser mai riuscito ad inserirsi pienamente in un ambiente che negli ultimi anni sembra aver smesso di accettare cambiamenti, rappresentando un esempio lampante di conservatorismo.
Lo stesso Sarri che non ha mai ricevuto pubblicamente una “difesa” seria da parte della società dai continui attacchi che ha subito sin dal primo giorno di insediamento sulla panchina bianconera.
La scelta di Pirlo dunque sembra essere indirizzata in ottica del rapporto con i senatori, che all’interno dello spogliatoio hanno ampi poteri decisionali.
I quesiti però sono parecchi. Può un Pirlo alla prima esperienza riuscire a gestire uno spogliatoio di prime donne e di campioni, per lo più composto di amici? Che idee tattiche avrà? Con che modulo giocherà? Sarà all’altezza di un club che, per stessa ammissione del suo presidente, ha la Champions League come proprio obbiettivo? Penso che sia più che lecito domandarselo.
La precedente gestione era riuscita in parte a soddisfare queste richieste, più per demeriti dalla parte dirigenziale e dell’organico che personali. Sarri è arrivato alla Juventus per compiere una rivoluzione in cui la Juventus stessa non ha mai creduto.
Gli è stata affidata una squadra che non rispecchiava le sue caratteristiche, piena di giocatori arrivati per questioni economiche piuttosto che tecniche, gente a fine corsa e giocatori poco propensi al cambiare il proprio stile di gioco dopo anni di vittorie seguendo una certa filosofia. Anche per questo, forse, meritava una seconda possibilità, con una squadra differente, con giocatori freschi e con voglia di dimostrare. Nonostante anche responsabilità che indubbiamente ci sono state, Sarri, riprendendo le parole del presidente, “ha scritto una nuova pagina della storia bianconera con la vittoria del nono Scudetto consecutivo, coronamento di un percorso personale che lo ha portato a scalare tutte le categorie del calcio italiano”.
A Pirlo non si può chiedere di vincere da subito (il che porta anche ad un ridimensionamento degli obbiettivi che cozza poco con le parole di Andrea Agnelli), ma una cosa si può chiedere alla Juventus stessa: proteggere Pirlo e permettergli di lavorare e portare le sue idee nelle migliori condizioni possibili. Cosa che nella stagione 2019/20 è evidentemente mancata.
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