L’Affaire Dybala
Perché l’addio di Dybala alla Juventus rappresenta l’ennesimo passo indietro nei confronti dei i tifosi
Dopo l’incontro tenutosi nella giornata di ieri, 21 Marzo 2022, si è sancita la fine della storia tra Dybala e la Juventus.
Una storia fatta di amore, spesso non ricambiato dalla parte societaria, di successi, di delusioni e di fallimenti. Aldilà di tutte le valutazioni tecniche, tattiche, economiche, “L’Affaire Dybala” (per citare un ben noto romanzo di Sciascia) getta il focus su un argomento non da poco, almeno dal punto di vista di un giovane tifoso come il sottoscritto: quello della Passione, con la P maiuscola, e come questa sia stata stimolata dalla Juventus negli ultimi anni.
La rinuncia all’attuale numero 10 rappresenta uno degli ultimi tasselli di un ostracismo emotivo che è difficile non notare, anche per il più talebano dei tifosi.
Con l’addio di Dybala, si perde uno dei motivi per cui la domenica si accende la televisione per guardare la partita. Perché, siamo onesti con noi stessi: lo spettacolo offerto non vale lo sforzo emotivo impiegato da noi tifosi.
Ciò si riflette in un’ottica legata all’interesse stimolato nelle nuove generazioni del tifo juventino: come porti un bambino a far preferire la Juventus a Fortnite (per citare una frase del nostro presidente in una delle sue fallimentari elucubrazioni pubbliche) se ciò che gli offri per circa 2 ore è non altro che sofferenza e noia?
Questo discorso (in termini diversi anche se in minima parte) si può rispecchiare anche in altre fasce d’età: partendo da una base personale, riscontrata però anche in altri miei coetanei, la passione per questa squadra sta terribilmente calando.
Si prende la partita quasi come un “peso”, un qualcosa che va fatto per convenzione. Mentre prima c’era attesa per la partita, si era coinvolti nei 90 minuti, ci si incazzava come bestie se si perdeva. Oggi viene a mancare anche questo, e per me è una cosa gravissima. I sostenitori più attempati potrebbero obiettare che il tifo va fatto a prescindere, lecito. Ma con tutte le sofferenze che ci sono già nella vita, accentuate già dal periodo storico, con quale motivazione io dovrei piazzarmi davanti alla televisione, o spendere soldi per un biglietto (il cui costo è sempre più sproporzionato rispetto a ciò che viene offerto) e soffrire ulteriormente?
Questo è uno dei tanti risultati dell’anacronismo perpetuato dalla Juventus degli ultimi anni, dal post finale di Cardiff in poi, una forma di conservatorismo che non rende minimamente giustizia alla storia della Juventus in sé.
In sintesi, urge tornare a fare quello che la Juventus ha sempre fatto, checché ne dicano i revisionisti storici: Vincere e far appassionare i propri tifosi. Ad ogni livello.
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