Manuel Locatelli e il centrocampo bianconero
Un campione d'Europa alla corte di Max
Dopo un corteggiamento durato più di un anno, il matrimonio tra la Juventus e Locatelli sembra essere andato a buon fine. Il centrocampista del Sassuolo approderà alla corte di Massimiliano Allegri per una cifra vicina ai 35 milioni tra parte fissa e bonus, e percepirà tra i 2-3 milioni di stipendio; un’operazione che – nonostante la durata snervante – può considerarsi positiva per il nuovo direttore sportivo Federico Cherubini, in quanto ottiene il giocatore a un prezzo congruo e a situazioni economiche vantaggiose nell’immediato, sicché la formula pare debba essere quella del prestito gratuito con obbligo di riscatto nella stagione 2022/2023.
Manuel Locatelli (gennaio 1998) fa il suo esordio in Serie A con il Milan nella stagione 2015/2016, sotto la guida di Cristian Brocchi. L’anno dopo, complice l’infortunio di Montolivo, colleziona un cospicuo numero di presenze e delle buone prestazioni condite anche da 2 gol, di cui uno proprio contro la Juventus. Nella stagione 2017/18 non conferma quanto di buono fatto vedere precedentemente, gli viene preferito il più esperto Lucas Biglia e finisce la stagione con appena 5 presenze da titolare in campionato.
Nell’agosto 2018 viene ceduto al Sassuolo, dove trova la tanto agognata continuità. Inizialmente viene prevalentemente impiegato come mezz’ala in un centrocampo a 3, alternando prestazioni ottime ad altre meno buone, ma dalla stagione 2019/20 inizia ad avere quel rendimento che gli permetterà di finire nel mirino di Fabio Paratici.
Da qui in poi verrà prevalentemente usato come costruttore di gioco, mediano nel 4231 per avere un riferimento, dove offre soluzioni diverse a seconda del compagno di reparto, da Bourabia e Obiang al più brevilineo e tecnico Maxime Lopez. Pur non giocando come unico perno davanti alla difesa, durante l’esperienza nerovedere, Locatelli ricopre spesso quella posizione all’interno della singola partita:
In un Sassuolo che non rinunciava mai a costruire da dietro, il compito di abbassarsi tra i due centrali per favorire la risalita del campo era spesso affidata a lui, nonostante l’alternanza con l’altro mediano al quale si allineava una volta consolidato il possesso.
Un’altra situazione che Locatelli predilige particolarmente è scivolare sulla sinistra per fungere quasi da terzo centrale, sfruttando l’altro mediano – in questo caso Obiang – che va ad agire più centralmente e il terzino sinistro che si alza molto.
Se con il Sassuolo lo abbiamo visto prevalentemente come costruttore di gioco, dedito a favorire l’uscita pulita dalla difesa, trovare uomini tra le linee con precisi laser passes o l’esterno alto libero sul lato debole con precisi cambi di gioco, in nazionale lo abbiamo visto svolgere compiti diversi, forse anche per non diventare ridondante insieme a Jorginho; Roberto Mancini, infatti, ha cercato di sfruttarlo anche come invasore dell’area di rigore avversaria, un compito molto più simile a quello che Allegri ha sempre chiesto ai propri interni di centrocampo, che spesso si alzavano sulla linea degli attaccanti lasciando completamente isolato il centrocampista centrale (vedi Khedira e Matuidi con Pjanic che restava basso). Alla Juventus, però, manca un centrocampista che possa agire da vertice basso, e in attesa di vedere come tornerà Arthur dall’infortunio, non credo che nel roster a disposizione di Max Allegri ci sia qualcuno che possa ricoprire quel ruolo meglio dell’ex Sassuolo.
Rispetto ai nuovi compagni di reparto, Locatelli spicca soprattutto per la quantità e la qualità dei passaggi che completa nei 90’, per cui ci si aspetta che possa dare ordine e geometrie a un centrocampo che, soprattutto da quando Pjanic iniziò ad abbassare il livello delle sue prestazioni, è rimasto privo di un giocatore bravo nel gestire i tempi di gioco e far girare la squadra.
Vedendo l’immagine sotto, è palese quali siano le caratteristiche migliori di Locatelli e come potrà migliorare la sua nuova squadra.
Non ho approfondito il paragone con Arthur per le poche partite giocate dal brasiliano, né con McKennie e Ramsey che sono stati chiamati a svolgere compiti più vicini a quelli di un attaccante, mentre trovo interessante il paragone con Rabiot e Bentancur. Se le statistiche difensive dei tre appaiano abbastanza simili, tutto ciò che concerne i passaggi è totalmente a favore di Locatelli, sia per quanto riguarda tocchi e passaggi generali, che per la qualità e la maggior precisione con cui distribuisce la palla nella propria metà campo e in quella avversaria; rappresenta inoltre un discreto upgrade nel trovare soluzioni tramite il cambio gioco e la palla lunga, una situazione che potrebbe favorire giocatori come Chiesa e Kulusevski, che amano le ricezioni nei pressi della linea laterale, isolati sul lato debole, per poter puntare costantemente l’uomo.
Insomma, quello che ci si appresta a vedere all’opera – forse già con l’Udinese considerata la coperta corta a centrocampo – è sicuramente un giocatore che può dare quantità e qualità a questa Juventus, aumentandone l’efficienza con la palla, le geometrie e le soluzioni di passaggio. È altrettanto chiaro che non potrà risolvere tutti i problemi di un reparto che, negli ultimi anni, raramente si è dimostrato all’altezza di una big europea; resta irrisolto il problema della rifinitura per vie centrali, lacuna atavica della squadra, e c’è da capire chi svolgerà il ruolo di centrocampista di sinistra che in non possesso si abbassa formando un 442 per coprire le spalle a Ronaldo.
Personalmente, spero che Locatelli possa essere impiegato come mediano in un centrocampo a 2, in modo da essere il cervello della squadra dividendo però i compiti con un compagno a seconda delle caratteristiche degli avversari e del resto della formazione, e poi, magari in futuro, provarlo anche come unico metodista centrale, il tutto nella speranza che Allegri non lo veda come mezz’ala di sinistra a cui affidare eccessivi compiti in non possesso.
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