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Cosa ha detto Andrea Agnelli a Radio24

Le parole significative del presidente nella sua intervista

Scritto da Fabio Villani  | 

 

Nel corso della giornata di oggi il presidente della Juventus Andrea Agnelli è stato intervistato dalla trasmissione del primo pomeriggio di Radio24 "Tutti convocati", nel corso della quale sono stati vari i temi affrontati: dall'emergenza del Coronavirus e l'impatto sulle prossime partite di campionato, il piano industriale dei prossimi anni, lo status del sistema calcio italiano nel 2020 e la fiducia (rinnovata ancora una volta) al nuovo gruppo dirigenziale e allo staff tecnico.

 

Partendo dalla cronaca il presidente ha sottolineato l'importanza della tutela della salute pubblica rispetto al normale corso degli eventi sportivi: "In questo momento la priorità per il paese è la tutela della salute pubblica. È evidente che ci sia un dialogo con i vari portatori di interesse, ma qualsiasi determinazione dev'essere nella tutela della salute pubblica. Il dibattito può essere aperto, interruzione del sistema sportivo è difficile, il calendario è intasato. Iniziare il campionato tardi e non giocare nella sosta natalizia significa che se si sgarra una partita diventa complicato recuperare". 

E alla domanda su un possibile Juve-Inter giocato in un altro stadio in una zona ancora non contagiata dal virus risponde così: "In questo momento la priorità per il paese è la tutela della salute pubblica. È evidente che ci sia un dialogo con i vari portatori di interesse, ma qualsiasi determinazione dev'essere nella tutela della salute pubblica. Il dibattito può essere aperto, interruzione del sistema sportivo è difficile, il calendario è intasato. Iniziare il campionato tardi e non giocare nella sosta natalizia significa che se si sgarra una partita diventa complicato recuperare. L'ordinanza del Piemonte vige fino a sabato. In questo momento la partita si svolgerebbe con il pubblico. Quello che ribadisco, è la posizione della società, è la tutela della salute pubblica, nel caso in cui si opterebbe per le porte chiuse. La stagione in questo momento diventa fondamentale".

Per la Juventus è tempo di primi bilanci prima delle tappe decisive della stagione, il ritorno della Champions League, la sfida contro la squadra di Conte e il ritorno nella semifinale di Coppa Italia contro il Milan di Pioli: 

"Il primo semestre ottimo. Primi in campionato, agli ottavi di Champions, in semifinale di Coppa Italia. Ottimo se valutiamo il semestre e non la partita, anche se una partita a volte può fare la differenza. La mia abitudine è valutare una stagione. Pensare di voler vincere tutti gli anni a febbraio è sciocco, si vince a maggio e arrivare primi adesso in questo momento è un ottimo punto di partenza. Siamo un punto sopra gli altri, quindi stiamo rispettando le aspettative".

Incalzato sui giornalisti e sull'estate piuttosto travagliata, piena di cambiamenti il presidente ha voluto dire la sua precisando quanto successo nel processo decisionale (che secondo i rumors avrebbero anche coinvolto i nomi di Guardiola e Conte) che ha visto il cambio in panchina: "Le valutazioni sono state diverse, abbiamo optato per una cambio della guida tecnica e individuato un tecnico come Sarri. Ha dichiarato quando è stato presentato di voler avere un impatto fino a 70 metri perché poi ci sono gli interpreti e credo che stia facendo proprio quello. Noi volevamo Sarri e abbiamo preso Sarri. Conte è una bandiera juventina, Conte è Juventus da questo punto di vista. Con Antonio il rapporto è cordiale, disteso. La sfida che lui ha reputato più affascinante è riportare l'Inter a vincere, è una sfida ambiziosa, e per me avere questa sfida con Steven Zhang nell'ultima parte del campionato è qualcosa che mi affascina. Sarebbe un'eresia dire che nessuno pensi a Guardiola. Però in questo momento della sua vita è estremamente felice dove è, al di là delle contingenze. Se io sono felice dove sono difficilmente lascio per dove sono. Noi siamo molto contenti di Sarri, al di là delle cene che facciamo. L'impostazione è per i tre anni, la forza di un'idea è nella prosecuzione del tempo, la priorità è proprio questa".

Il rapporto con Massimiliano Allegri rimane comunque ottimo: "Ci siamo visti la scorsa settimana per un caffè, l'amicizia e la stima è rimasta intatta, che rimanga quel senso di amicizia è normale dopo cinque anni. Le valutazioni sono state diverse, abbiamo optato per una cambio della guida tecnica e individuato un tecnico come Sarri. Ha dichiarato, quando è stato presentato in estate, di voler avere un impatto fino a 70 metri perché poi ci sono gli interpreti e credo che stia facendo proprio quello. Nel nostro giudizio l'applicazione di un modello tecnico come quello di Sarri in un determinato momento della storia della Juventus era la modalità per garantire un successo. Non è che chi vuol vincere è allegriano, chi vuol vincere è juventino. Il dogma è juventino, vincere. Statisticamente, abbiamo vinto otto Scudetti, faremo di tutto per vincere il nono, vorremmo anche il decimo, ma la statistica dice che non sarà sempre così. Ma dobbiamo andare al di là delle statistiche"

C'è lo spazio anche per parlare della corsa scudetto e se alla vigilia era l'Inter la candidata principale a lottare con la Juve per la conquista del campionato, ora è sempre più la Lazio la squadra che sembra avere un elemento in più a suo favore: "Quello da temere è la spensieratezza.. non hanno l'obbligo di vincere. Se questa spensieratezza riescono a traghettarla a marzo aprile, può essere il loro vantaggio. Ma allo stesso tempo può essere nemica perché dopo tre risultati negativi puoi accontentarti della qualificazione in Champions. Rispetto all'Inter sono due squadre diverse, difficilmente paragonabili. L'Inter questa spensieratezza non ce l'ha perché con Conte c'è un obbligo. "Conosco Simone e Pippo da trent'anni, mi piacciono, li conosco da sempre. Due ragazzi per bene, con la Lazio Simone ha fatto un grandissimo lavoro. Bisognerà vedere come se e quando reagirà all'obbligo di vincere, con l'obiettivo".

 

Oltre alla stretta attualità al presidente è stato chiesto di tornare indietro nel tempo, quando nell'estate del 2018 la Juventus ha messo a segno uno dei colpi più importanti della storia del calcio mondiale con l'acquisto di Cristiano Ronaldo:  "Dagli acquisti di Platini, Zidane, sono sempre stati acquisti per alzare la dimensione sportiva della Juventus. Una volta la ricaduta economica era inferiore, ma l'attrattiva no. Oggi c'è una dimensione maggiore anche economica, partecipare a certe competizioni come la Champions porta a un'esposizione diversa, monetizzando in maniera diversa. È stato il primo giocatore per cui c'è stata una riflessione congiunta fra area sport e ricavi. Ci aggiungeva qualcosa in campo e spostava la riconoscibilità del modello Juventus a brand globale. Fra poco saremo il quarto club per follower sui social."

 

Si passa agli argomenti che riguardano la sfera economico-finanziaria del club e lo status del calcio italiano a livello di immagine nel mondo: "Il percorso di crescita fuori dal campo soddisfa ampiamente la storia recente. Il delta che c'è fra noi e i club citati poco fa è sempre lo stesso di dieci anni fa, 2-300 milioni. Quando noi facevamo 200 loro erano a 450-500. Ora siamo intorno ai 500, loro 750-800. C'è stata una crescita omogenea. Un elemento che noi scontiamo è il riconoscimento della lega domestica. La Juventus prende 90 milioni da circa 7 anni da parte dei diritti televisivi: noi abbiamo una crescita zero negli ultimi otto anni. Noi investiamo fuori dal campo circa 450 milioni, tra stadio e infrastrutture, Vinovo, più quelli a miglioramenti che sono stati immessi allo Stadium. Se vogliamo andare incontro ad altre leghe: se poi il meritocratico diventa le presenze allo stadio, se le altre fanno entrare persone gratis per fare fatturato... La nostra dimensione è quella, 41 mila persone, il nostro interesse è di avere uno stadio sempre pieno. La saturazione è del 95-96%, non il 100% perché lo spicchio della squadra ospite doveva essere il 5%. Ora le regole sono meno ferree da quest'anno e il secondo anello lo riempiamo con i nostri tifosi".

 

E sull'ipotetica formazione di una SuperChampions si esprime così: "Io non sono d'accordo che l'Italia sia un limite per squadre come Juventus o Inter, anzi. Se uno fa il ragionamento contrario e capisce che il sano immobilismo dell'ultimo decennio rispetto alla crescita di Liga e Bundesliga, credo che invece dovessimo ricominciare per uno sviluppo del calcio italiano. Il vero sviluppo nel calcio europeo è in Italia. Se dovessimo cambiare marcia abbiamo grandi crescite. La Spagna ha saturato, la Francia vive su un club, la Bundesliga ha problemi di distribuzione. In Italia c'è tantissimo lavoro che si può fare, sull'internazionale. Noi possiamo mettere tutte le settimane gare come Roma-Napoli, Inter-Milan, Juve-Lazio. Possiamo avere un valore enorme, sulla parte europea... Il modello dell'anno scorso è valutata solo per la parte alta del meccanismo piramidale. È stato comunque un buon momento di confronto, ho rapporti con Tebas con cui mi sento quasi settimanalmente. Per evitare che i bambini di oggi fra 10-15 non si disaffezionino, bisogna capire cosa attrae. Cioè le grandi partite"

 

Per Agnelli sono arrivate anche domande sull'operato di Paratici, da quello che è successo quest'estate (l'operazione sfumata per portare Lukaku in bianconero) fino alle carenze del centrocampo e il mancato acquisto di Haaland passato al Borussia Dortmund. Ma il presidente, come al solito, ha rimandato all'area tecnica questo tipo di discorsi rinnovando però la fiducia al suo direttore sportivo: "Ci accostano quasi tutti i migliori giocatori al mondo, Paratici poi ne sceglie 25 circa, ma se guarda le speculazioni, noi dovremmo acquistare circa 50-60 giocatori all'anno. Noi guardiamo quelli che abbiamo. Tutti sono accostati alla Juventus, questo è un motivo di orgoglio. Una squadra si costruisce con una determinata logica, molti di questi giocatori sono felici dove sono. Uno rispetta questo tipo di prospettiva, la nostra ambizione è quella di crescere anno dopo anno. Paratici non è sotto esame, è un grandissimo dirigente, lo sta dimostrando tutt'ora e dal mio punto di vista non è sotto esame. Ha una differenza rispetto al passato, è sotto i riflettori e prima non lo era e ora diventa il responsabile per ogni cosa. Ma uno deve valutare il suo percorso, lo abbiamo iniziare nell'ottobre del 2018 e questo ciclo per scadenze naturali si chiude nel 2021, perché ci sono cicli triennali non perché c'è una scadenza come lo yogurt".

 

Sulle polemiche delle passate settimane dopo Juventus-Fiorentina e le parole del patron viola Rocco Commisso: "Mi hanno fatto piacere, perché hanno fatto capire a Sarri cosa significa essere alla Juventus. Con una battuta fatta l'altro ieri, passata inosservata. Se il rigore dato alla SPAL fosse stato dato a noi... Lo ha chiamato per ringraziarlo? A me fa piacere quando uno mi fa un favore, non devo chiamarlo"

Ad una domanda di Capuano sul VAR risponde con pochi giri di parole: "Ero favorevole prima, lo sono oggi, lo sarò domani. Per me il tema è quello di ridurre il margine d'errore da un servizio. L'arbitro è un servizio del calcio".

 

Sulla sfida contro il Lione di mercoledì sera: "Grande rispetto, ma anche consapevolezza dei nostri mezzi. La squadra 'ho vista bene. Arrivano gli appuntamenti per i quali ci troviamo dall'estate, dalla preparazione fisica. L'Inter domenica, gli ottavi di Champions: sono queste le partite che i giocatori vogliono giocare"

Dove vede Andrea Agnelli la sua Juventus nei prossimi cinque anni?

"Noi abbiamo la consapevolezza che il piano presentato agli investitori sia la strada da proseguire. Sapevamo fosse un anno di trasformazione, per incrementare i ricavi e rafforzare patrimonialmente la società sarebbe stato un anno di transizione. Ho altresì l'idea di avere una squadra fuori dal campo con Ricci, Re, Paratici e in campo con la scelta di Sarri che sono le persone che possono andare avanti nei prossimi anni".

 


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