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Le sbornie passano, il campo resta

Allegri e una Juventus diversa da quella che ha lasciato

Scritto da Fabio Villani  | 

Era abbastanza preventivabile un'ondata di felicità per il ritorno un uomo che ha lasciato un ricordo ampiamente positivo nella storia di questa società, non solo per il suo palmares, la sua comprovata esperienza e per i ricordi lasciati. Ma anche perché le esperienze di Sarri (che comunque un campionato, giova sempre ricordarlo ai più sbadati, l'ha portato a casa) e Pirlo (che ha raccattato un quarto posto all'ultima giornata grazie a Faraoni) non sono state del tutto felici. Di sicuro sono state poco sopportate proprio da quella frangia che di ricordi e sentimentalismi ci vive.

Per la società Juventus due anni di scommesse sono stati fin troppi. Non poteva che esserci un finale del genere: il ritorno di Allegri per un processo di restaurazione che porti sicurezze, soprattutto economiche. Perché Agnelli non è innamorato, solo, del personaggio Massimiliano Allegri. Ma è tremendamente innamorato, come giusto che sia da presidente e manager, dei bilanci societari. Che negli ultimi due anni hanno subito una flessione importante e che, soprattutto, vede una macchina che non costa quanto in realtà rende. 

In tutto questo però il presidente illuminato e la grandissima frangia della tifoseria juventina omette qualche piccolo passaggio: torna Massimiliano Allegri ma non torna la Juventus del 2014-2015 (o quella dei successivi 4 anni passati assieme a lui).

Questo discorso  mi è capitato di affrontarlo anche con qualche tifoso romanista, giustamente esaltato dall'arrivo di Mourinho che dimentica che per il buon Josè sono passati 10 anni dalle vittorie interiste e che non allenerà quell'Inter, ma questa Roma tutta da rifare.

Lo stesso vale per la nuova Juventus:

  • L'ossatura su cui questa squadra si è poggiata per anni è al capolinea. Chiellini probabilmente rinnoverà di un anno il suo contratto ma ad Agosto conterà 37 (trentasette) primavere. Bonucci di primavere ne ha 34 e Buffon ha appena lasciato la Juventus. Andrea Barzagli ha lasciato il calcio nello stesso momento in cui Allegri ha lasciato il mondo delle panchine (prima di tornare nello stesso luogo di prima).
  • Oltre all'ossatura mancano anche tutti quei giocatori di qualità che spesso hanno tolto le castagne dal fuoco: al posto di Carlos Tevez c'è un Dybala depresso da rilanciare, al posto di un Pjanic preso dalla Roma nel prime della carriera c'è un Bentancur che mal si sposa col calcio di Allegri. Al posto di Khedira, Vidal, Pogba, Marchisio ci sono Rabiot, Ramsey, Arthur (tutto da scoprire in una Juve vincente) e probabilmente ci rientrerà Manuel Locatelli (ottimo giocatore, in un sistema collaudato).

E soprattutto c'è una grossa probabilità che la panchina di Bologna-Juventus di Cristiano Ronaldo sia stata la sua ultima apparizione in maglia bianconera. 

I giovani? Io tatticamente nel sistema di Allegri ci vedo molto bene Chiesa e Kulusevski, il secondo tra l'altro in quest'annata è stato costretto a soli 20 anni a giocare in qualunque ruolo facendo il possibile e, nell'ultima parte di stagione, anche l'impossibile. Ma su de Ligt e Arthur, ovvero i calciatori su cui sono stati impiegati molto più capitali nelle ultime due sessioni di mercato, nutro forti dubbi di adattamento.

Soprattutto sull'olandese, che quando è stato chiamato a giocare in una difesa posizionale ha dimostrato di non essere perfettamente a suo agio.

Oggi il direttore di Juventus Tv (Claudio Zuliani) dopo l'annuncio ufficiale del club su Allegri ha postato un tweet scrivendo “Grandissima notizia: voglio vincere si corto muso Grandissima notizia: voglio vincere si corto muso ”.

E con lui tanti altri, ma la domanda d'obbligo che un appassionato di calcio dovrebbe farsi è: questa squadra, per come è strutturata, per le caratteristiche dei suoi uomini chiave, è capace di vincere di corto muso? Ha nelle proprie corde il calcio di Allegri?

Insomma: Massimiliano Allegri è un buon allenatore, è una persona furba, scaltra. Un grande psicologo: in pochi hanno l'abilità di gestire spogliatoi con gente di un certo peso specifico (e un portafoglio notevole) e guidarli con la forza pacata della tranquillità.

Ma la Juve, oggi, più di un tranquillante, ha bisogno di crearsi una nuova identità attorno a quello che c'è già in casa con l'aggiunta  di qualche pezzo nuovo in un mercato sempre più complicato che arriva in un momento di grande difficoltà finanziaria per tutti i grandi club, soprattutto quelli che negli ultimi anni son stati gestiti male. 

E sono abbastanza certo che tutti coloro che oggi inneggiano (ripeto, anche giustamente) il nuovo/vecchio allenatore che torna, saranno i primi a dirgliene di tutti i colori se il binomio tra la loro idea di Massimiliano Allegri (ovvero l'uomo che vince sempre, comunque, con ogni squadra, in ogni modo, in ogni luogo e in ogni lago) e quella di una nuova realtà odierna, più complicata di come si sta raccontando, non dovesse coincidere. 

Perchè la realtà del campo, la realtà dello sport e degli anni che passano è  molto più crudele e spietata di una battuta in conferenza stampa o un meme postato sui social.

 

 

 

 

 

 


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