Una Juve a due facce
È stata una bella o una brutta Juve quella vista ad Amsterdam?
Partiamo dal presupposto che non esiste una verità assoluta, che ogni tifoso l’ha vista in maniera diversa, e quella che per alcuni può essere stata una buona Juve per altri invece è stata una Juve non all’altezza delle grandi notti europee. Entrambi concetti veri, entrambi concetti falsi.
Forse quello che bisogna fare è dividere la partita in varie fasi e, per ogni fase, isolarci dal contesto per trovare una soluzione al quesito.
Sicuramente quella della Juve, a dispetto dei proclami del giorno prima, è stata una partita cauta, volta si a cercare il goal, ma sopratutto a sfruttare al meglio l’idea che “prima o poi uno lo facciamo” e partendo da questo pensare principalmente a far “sfogare” i ragazzi dell’Ajax per poi punirli al momento opportuno. Ecco quindi che al minuto 45 del primo tempo sembrava il piano partita perfetto, i pianeti sembravano allinearsi e la Juve è stata cinica, spietata con il suo numero 7. 1-0.
Ad applicare questo Allegriano concetto è stata sicuramente una bella Juve, magari non da vedere ma efficace.
Certo bisogna anche accennare al fatto che in uscita palla non ne abbiamo azzeccata mezza (brutta Juve), che quando riuscivamo a saltare in dribbling la loro linea di pressing potevamo davvero fare male (nel primo tempo ci siamo riusciti una volta con un ottimo Bentancur e abbiamo trovato il goal, bella Juve in quella azione) che non ripartivamo quasi mai perché gli attaccanti erano troppo isolati e le nostre palle in uscita erano sempre intercettate o troppo lunghe/alte (ah che brutta Juve), e che abbiamo concesso molti tiri oltre che il completo pallino del gioco agli avversari trascorrendo diversi minuti anche schiacciati (quanto è brutta una Juve così), ma tant’è, 1-0, tutti negli spogliatoi.
Eccoci allora al minuto 1 del secondo tempo, uno dei nostri giocatori più tecnici (e più criticati pensa un po’) fa un errore grave, non concettuale, non di posizione, non in fase difensiva (si dice non sappia difendere), ma in quello che dovrebbe riuscirgli meglio, uno stop. Neres naturalmente ci mette del suo e firma il pareggio. 1-1.
L’Ajax ora galvanizzato aumenta il ritmo e prova con le sue azioni in stile rugby (corsa in avanti e scarico) e i suoi fraseggi veloci a creare spazi dove spazi non ci sono, provano a entrare letteralmente in porta con la palla, giocano bene, molto bene, ma la Juve sa difendersi allo stesso modo, una brutta Juve concede il pallino, ma una bella Juve non concede vere e proprie occasioni.
Prendendo in prestito una frase sentita e risentita si può dire che sia stata una bella Juve perché ha saputo soffrire (concetto che non capirò mai associato ad una grande squadra, ma va bene così).
Arrivano gli ultimi 20 minuti, e qua si intravede una bella Juve, complice l’Ajax che giustamente va in calo e una Juve con tutti i giocatori tecnici in campo (ma pensa un po’ che caso eh). Bella Juve grazie anche a Costa che dimostra tutta la voglia che ha di giocare, fermata solamente dal palo (speriamo non sia uno di quei segni di cui parla alcune volte Allegri). Finisce così, 1-1.
Una Juve bella se vista in piccoli contesti del match, ma una Juve brutta se paragonata ahimè a casi ormai isolati come Manchester e il ritorno con l’Atletico. Perché diciamocelo, tutti, e dico tutti, si aspettano sempre che questa squadra domini il gioco per vincere, perché ha grandissimi giocatori, perché può farlo.
Quindi quando ci si trova di fronte ad una partita così (con sicuramente anche meriti dell’Ajax), nonostante un risultato assolutamente da non buttare (ricordiamoci che da Madrid siamo tornati con un secco 2-0) si è un po’ felici e un po’ rammaricati, è normale.
Per questo forse la risposta giusta è che non è stata ne una bella, nè una brutta Juve, ma una Juve da primi 90 minuti in Champions, sapendo che c’è anche un ritorno da giocare.
Sperando veramente che ci faccia gioire è normale che fino ad allora tra tutti noi tifosi ci sia dibattito, confronto, scambio di idee, perché questa è stata una partita vista in maniera differente da un tifoso piuttosto che fa un altro, e probabilmente è giusto che sia così.
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