Primavera e nuovi talenti di casa Juve: uno sguardo su ciò che di buono sta crescendo in casa
Diamo un'occhiata ai ragazzi di Bonatti
Nel tumulto che la conclusione di questa deprimente stagione ha generato, compreso del ritorno di vecchi fantasmi, ho trovato un sorprendente angolo di quiete nella primavera della Juventus. Non che le nostre squadre under mi fossero estranee, ne ho sempre seguito le storie e, quando possibile, le partite; quest'anno, però, ho trovato nella banda agli ordini di mister Bonatti un'isola felice in seno al maelstrom juventino, nel corso della stagione peggiore della mia squadra del cuore da una decade a questa parte. Consiglio ad ogni appassionato di calcio, incidentalmente tifoso bianconero, di dare una possibilità a questa terapia rinvigorente.
Esagero? No, assolutamente. La nostra under 19 è davvero una squadra divertente, ricca di talento ed empatica, per usare un termine sentito altrove. La stagione 2019-20 si è chiusa al quarto posto dopo l'interruzione del campionato e con la deludente eliminazione dalla Youth League per mano del Madrid di Raul, a seguito della quale Lamberto Zauli è stato promosso alla guida della under 23 in Serie C, e sulla panchina bianconera è arrivato Andrea Bonatti dalla under 16.
Dopo un inizio di carriera nel mondo del pallone da preparatore atletico ed una parentesi da vice di Menichini alla Salernitana, il giovane tecnico bresciano, classe '84, è passato per due anni dalla primavera della Lazio con risultati alterni prima di sbarcare allo Juventus Training Center. L'idea che dà è quella di un allenatore che cazzeggia poco. La squadra in campo è tutt'altro che rinunciataria, sia nell'atteggiamento che nella disposizione, che varia ma nella quale non si rinuncia mai alla qualità degli interpreti.
Già, gli interpreti. Guidati dal sempre tarantolato Bonatti, sui campi della Continassa sta crescendo un'infornata di giocatori davvero niente male. Il più pronto al grande salto sembra essere Fabio Miretti, classe 2003, centrocampista centrale di tecnica sopraffina e accostabile per caratteristiche al desaparecido Fagioli, con all'attivo 5 gol e 5 assist, di cui uno in Serie C. Di piede destro, condivide il ruolo di battitore da fermo con il sinistro di Matias Soulé suo coetaneo. Argentino di Mar del Plata, scuola Velez, "Mati" è indubbiamente il secondo grande elemento della rosa dal punto di vista del puro talento. Colpisce per la leggerezza delle movenze palla al piede e per il modo in cui gioca con la testa sempre alta ma, a differenza del compagno, deve ancora trovare concretezza nel suo gioco e continuità anche all'interno della stessa partita. Bonatti lo ha utilizzato sia come mezzala destra in un centrocampo a tre sia a supporto della punta, ed è stato ripagato con 4 reti e 5 assist; ma parlando di numeri saltano immediatamente all'occhio le 15 marcature di Marco Cosimo da Graca (2002), arrivate in 17 presenze con una media di un gol ogni 65 minuti, oltre ai 122 giocati in Serie C spalmati in 7 presenze e impreziosite da un gol decisivo contro il Grosseto, servito dallo stesso Miretti. Non è certamente un centravanti che cattura l'occhio, né particolarmente propenso al palleggio, ma ha fino ad ora dimostrato che il suo sinistro la porta la vede benissimo.
Chi invece cattura certamente l'attenzione è Angel José Chibozo (2003), funambolico attaccante esterno beninese con trascorsi nei giovanissimi dell'Inter, che dal Golfo di Guinea porta con sé un fisico ben piazzato e la sfacciataggine del dribbling sempre nella testa. Di nuovo: la parola chiave è concretezza, ma Bonatti non gli fa certo mancare le urla riservate solo a chi sa di avere un talento importante per le mani.
Le corsie juventine sono arricchite dalle leve dell'inglese Samuel Iling Junior (2003), esterno di piede sinistro dal gran fisico strappato al Chelsea, e dalla duttilità di Nikola Sekulov (2002). L'italomacedone è probabilmente il giocatore con meno appeal eppure uno dei più utili della squadra; terzo per minutaggio complessivo dopo il portiere Garofani (2002) e Miretti, ha giocato con ottimo rendimento su entrambe le fasce, sia a supporto dell'attaccante che con due soli centrocampisti alle spalle. Centrocampo completato solitamente dal "vecchio" Enzo Barrenechea (2001), mediano rigorista argentino dalla buona tecnica e molto quadrato nel suo modo di giocare, accostabile al miglior Bentancur; il suo posto per il prossimo anno è pronto per essere preso dall'austriaco Ervin Omic (2003), quantità e qualità scuola Salisburgo ed ex capitano della under 17.
In difesa, ad affiancare capitan Alessandro Riccio (2002), spicca il talento del coetaneo belga Koni De Winter, fisico da difensore e piedi da centrocampista a cui viene affidata la prima uscita in palleggio, coadiuvati dai neoconvocati nella nazionale under 18 esterni bassi Gabriele Mulazzi e Riccardo Turicchia (entrambi classe 2003).
La mia speranza per questa rosa, e a questo punto per l'intera stagione juventina, è che la splendida squadra vista quest'anno abbia un futuro. Credere che anche solo la metà di questi ragazzi arrivi a giocare in prima è ovviamente impensabile, e statisticamente buona parte di essi avrà carriere molto diverse. Quello che però è auspicabile è che si faccia di tutto per mettere in condizione il talento, che mai come quest'anno è ben distribuito, di emergere, e che non ci si faccia condizionare dai pregiudizi italiani sull'età e dai discorsi prudenti sulle responsabilità da affidare.
Adesso abbiamo un nuovo gestore sulla panchina, un creatore di valore. Sarà in grado di farlo? Nel frattempo, seguite anche voi le partite di questo finale di campionato primavera. Fatelo, per una ventata di ottimismo.
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