Lazio-Juventus: Top, Flop e Max
La sfida dell'Olimpico nelle prestazioni dei singoli
Top
Chiesa
Oramai è un Infinity Love per Federico. Scappa dai guai sempre e trascina con entusiasmo a sè la squadra. Calmiamo i bollenti spiriti sul paragone con Kylian Mbappè visto che lo scorer non è ancora la sua dimensione sia da sottopunta che da ala larga.I suoi dribbling sono la preghiera esaudita di chi vuole scappare e non può.
Bonucci
Torna nella zona tronfio, trionfante come se l'Olimpico fosse oramai il cortile di casa sua. Partita di spessore artistico, come un rapper che conosce il suo palco e si va in scena da arma totale, con due rigori segnati nella massima scioltezza possibile. Nella loggia di difensori Juventini oggi si erge a Gran Maestro Venerabile, di prepotenza.
Rabiot
Io che non sono più io. Con questa prestazione Adrien rimette le graffette sotto la spillatrice attaccandosi a ogni pallone per cui ne valga la pena. Lui tutto, lui niente: 3 intercetti, 3 contrasti e 3 falli, una sequenzialità degna della nomea sbilenca che si porta dietro. Cavallo pazzo is now Roberto Cavalli, vulcanico stilista del suo modo di interpretare questo gioco che se fosse così stasera e sempre, ne saremmo felici.
Flop
Morata
Dio ci salvi dai cosplayer. Probabilmente ogni Juventino sulla faccia della terra vorrebbe fare un copia-incolla a favore di Dusan Vlahovic. Alvaro occupa l'area con un sentore di pericolosità, l'Alvaro-bis che torna dal creator non mi sta convincendo nell'undici di partenza, pian piano va creando grosse aspettative su tutti gli altri compagni di reparto che abbiamo in rosa, allargando le spalle di ognuno in maniera direttamente proporizionale alla sua mira dei giorni recenti.
Luca Pellegrini
La prova difensiva non è da definirsi maligna, ma niente d'eccezionale la sua storia. Pare essere egoriferito nel suo modo di trattare il pallone, cerca il contrasto senza nè cura nè luogo del contesto attorno, in un mix tra furbizia e sregolatezza. Su di lui rispetto alla scorsa prestazione ci prendiamo il buono certamente ma restano dubbi, martellanti dubbi.
Max
Ne esce a testa alta dal duo match più conferenza, divergente lo è stato sempre. Ben decide di inserire Dejan Kulusevski al posto di un Danilo lanciatosi a 80 all'ora nelle cesoie di Hysaj, pondera bene le seconde e terze sostituzioni preservando l'humus di questo 451 che ben posiziona ogni giocatore nei suoi ruoli di competenza, seppur con un modulo parecchio schiacciato posizionalmente in campo, come se fossimo nati per essere vicini. Di piani gara ne ha molti e ce ne darà, nel suo bilico c'è un antidoto, bisogna spingere per liberarci. Forse, se lo strillo ripetuto si perpetuerà, anche lui ascolterà l'erigersi del coro al contrario di sè ma per ora contiene bene il suo ruolo di Nemesi di ogni cosa.
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